Chi di voi ha potuto provare l’esperienza di viaggiare su un treno a vapore, sentire il fischio della locomotiva, riempirsi viso e narici di fuliggine e puzzare di carbone?
Qui ad Asmara tutto è possibile, anche tornare indietro nel tempo, viaggiando su un binario dell’Ottocento realizzato dagli Italiani durante il periodo coloniale: una linea a scartamento ridotto senza cremagliera e un treno costruito verso la fine del 1920 nei cantieri Ansaldo di Genova-Sampierdarena guidato da macchinisti ottuagenari.
L’ebbrezza di questo viaggio lento – circa 35 chilometri all’ora – e a ritroso nel tempo l’abbiamo vissuta questa mattina insieme ad altre 10 persone seduti sulle panchine di legno di una carrozza di terza classe noleggiata fino al villaggio di Nefasit.
L’avventura ha preso il via alle 8 del mattino e si è protratta fino all’una: 50 chilometri andata e ritorno per un percorso veramente mozzafiato ammirando dai finestrini senza vetro montagne e precipizi, ponti di pietra e gallerie avvolte in nuvole di vapore.
In carrozza è stato preparato e servito più volte il caffè eritreo, rispettando tutte le fasi, dalla tostatura alla bollitura e filtratura, accompagnato dall’immancabile pop corn.
Il convoglio si è fermato più volte per caricare il carbone e fare il pieno di acqua: uno spettacolo che ha colpito particolarmente le mie figlie.
Ma qual è la storia di questa linea ferroviaria che ai primi del Novecento collegava Massaua, Asmara, Keren e Agordat?
Per non tediarvi cercherò di essere breve: i lavori di costruzione vennero iniziati nell’autunno del 1887 – raggiungendo Asmara nel dicembre del 1911 – e terminarono nel febbraio del 1928. La linea venne smantellata durante la guerra con l’Etiopia e chiusa nel gennaio del 1976. E’ stata riaperta soltanto nel 2003. Da allora richiama ogni anno da tutto il mondo numerosi appassionati di treni storici.
L’antica ferrovia copriva un percorso di 306.4 chilometri comprensivi di 1548 curve e superava un dislivello di 2128 metri. Venivano toccate 30 stazioni, attraversate 39 gallerie e superati 65 ponti. Il recupero è stato reso possibile grazie all’impegno di ferrovieri, fucinatori e maniscalchi ultrasettantenni ormai in pensione tornati al lavoro per realizzare questo sogno.
Ciao Raffaella, Angelo, Giada e Sara, in questo momento sono molto invidioso di voi.
Queste sono le scarrozzate che vorrei rischiare di fare e quei paesaggi mi lasciano senza respiro.
Nell’attesa di far vedere questo blog a Carmen e Nicola vi saluto per adesso.
Ciao Lino
@ Lino: Un saluto a tutti e tre. A più tardi.
Buona sera…!!! Ci aggiorniamo ogni giorno sulle sue avventure… e sembrano tutte molto intriganti!!!… La invidiamo…non sa quanto vorremmo che la scuola finisse ora…senza esami!! Deve essere stata un’esperienza mozzafiato andare sul treno a vapore!! Ora i compiti ci aspettano (purtroppo!!!);-) Bye bye
A presto Cri Benny & Shari
Finalmente sono riuscita a leggere il blog, sono molto colpita dalla quantità di cose nuove che riuscite a vedere e fare. Mi piacciono i colori della natura e la luce, che da noi in questo periodo è molto diversa.
Mi sembra di capire che il primo impatto sia stato positivo, continuerò a curiosare per sapere come va attraverso i vostri scritti. Un grosso saluto Manuela.
@ Cri, Benny & Shari: ragazze, che bello sapere che rivolgete ogni giorno un pensiero alla vostra vecchia (vecchia?!) profe! Un bacione a tutte e tre.
@ Manuela: grazie della visita, ogni tanto ritorna, ci saranno cose nuove. Un saluto alle colleghe.
Mia cara Raffi, purtroppo (data l’eta’) ,l’esperienza del treno a vapore l’ho fatta da bambina e me ne ricordo bene.
Che bello anche per Giada e Sara fare queste esperienze e vedere delle cose cosi’ diverse da quelle solite.
Bacioni da zia Rita
@ Zia Rita: tra pochi giorni Giada e Sara potranno vedere un Babbo Natale un po’… particolare! Bacioni.
Mi piacerebbe che anche Alice, un giorno, potesse fare un’esperienza del genere! Beh, in effetti, fra un paio d’anni potremmo anche venirvi a trovare, no?
Bacioni, Valentina
@ Valentina: bene, allora vi aspettiamo!